“Cercate lo stile, invece che la moda. Lo stile si fa, la moda la si segue” ho sentito dire dallo psichiatra e sociologo Paolo Crepet a proposito dell’impatto che ha sulle nostre vite, in particolare sui più giovani, quello che viene proposto e sostenuto da coloro che hanno molto seguito sui social, ovvero gli/le influencer.
Partiamo proprio da quest’ultima parola: influencer.
Cosa significa essere influencer?
Nell’immaginario di molti ragazzi e ragazze diventare influencer è come realizzare un sogno, perché è un tipo di attività che consente di avere notorietà, di fare buoni guadagni, di godere di molta libertà, di potersi esprimere ed essere ascoltati, apprezzati, a volte idolatrati da un gran numero di persone.
In teoria.
Sì, perché poi la pratica è un’altra cosa. Gli influencer costruiscono la loro carriera pubblicando sui social media come Instagram, TikTok, YouTube, contenuti che consistono in video, fotografie, commenti, opinioni. Ma fanno anche pubblicità e promuovono prodotti in cambio, naturalmente, di un compenso.
Dietro un video che dura da pochi secondi a qualche minuto, o dietro la fotografia con le labbra arricciate o lo sguardo da duro ci sono però difficoltà di cui non si parla molto. Le persone che si espongono tanto sui social sono soggette a critiche, commenti negativi e odio on line che difficilmente può lasciare indifferenti chi ne è vittima. Inoltre, sono sempre sotto pressione perché per non perdere “follower”, cioè le persone che li seguono e guardano i loro contenuti che si trasformano, così, in guadagni, devono pubblicare molto di frequente e mantenere alto il livello di visibilità. Inoltre, sacrificano gran parte della loro privacy per attirare sempre nuove persone in modo da garantirsi dei guadagni che sono tutt’altro che sicuri.
Non è tutto oro quello che luccica, si sa.
Dall’altra parte dello schermo dello smartphone ci sono invece i follower, che guardano, mettono “like” e commentano in modo positivo o negativo. Ma, soprattutto, ci sono persone che si fanno influenzare da quello che vedono e vogliono emulare la persona famosa acquistando il prodotto che promuove o andando nel luogo dove è stata lei. Questo li porta, ci porta, ad avere comportamenti molto simili fra noi, a comprare gli stessi prodotti, che diventano desiderabili anche se fino a poco tempo prima magari non ci interessavano.
Seguire la moda ci fa sentire più sicuri perché sappiamo che quello che facciamo o indossiamo è socialmente accettato. Il problema, però, è che spesso evitiamo di domandarci se ci piaccia davvero.
Coltiviamo la nostra unicità
Seguire sempre la moda, anziché lasciarsi solo ispirare da essa per poi trovare il nostro specifico stile, fa sì che sia sempre qualcun altro a decidere cosa deve piacerci. In questo modo smettiamo di essere unici, perdiamo contatto con i nostri gusti e talvolta perfino con i nostri bisogni.
Questo non significa che non dobbiamo ascoltare i consigli di nessuno e che dobbiamo evitare di seguire i dettami della moda. Conoscere, informarsi, ascoltare, sono tutti aspetti positivi che possono e devono fare parte della nostra vita, ma non dobbiamo dimenticarci di coltivare e amare la nostra unicità.
Grazie al mio lavoro ho aiutato molte persone a capire meglio in che cosa consiste, a livello estetico ma talvolta anche emotivo, questa loro unicità. Sembra strano che questo tipo di consapevolezza passi anche per una seduta di analisi del colore, eppure anche quella è un tassello di un cammino più ampio.
“Non troverete mai due nuvole uguali” dice Paolo Crepet. E tu, che nuvola sei?
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