Secondo il vocabolario Treccani on line, la parola empatia significa “capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato”, senza cioè che ci venga spiegato a parole quello che l’altro o l’altra sta provando.
È facile capire che è molto importante riuscire a essere empatici più o meno in ogni situazione della vita, sia in ambito personale che lavorativo. Ciò infatti ci permette di essere più vicini agli altri, di “metterci nei loro panni”, o “nelle loro scarpe”, come dicono nei paesi anglosassoni.
Cambiando punto di vista, cercando cioè di vedere una situazione non solo dalla nostra angolazione ma anche da quella delle altre persone coinvolte, possiamo imparare molto e, cosa più importante, possiamo essere utili agli altri, usare parole e atteggiamenti più opportuni, evitare incomprensioni.
Ci sono alcune professioni, come quelle mediche, in cui la capacità di capire che cosa il paziente o la paziente sta provando è ancora più preziosa, perché permette di intervenire sui problemi in modo più efficace che non con la sola competenza professionale.
Ma anche negli altri ambiti lavorativi l’empatia è uno strumento prezioso.
Come si può essere empatici?
Prima di tutto mettendosi all’ascolto ed evitando di pensare di sapere già tutto quello che gli altri hanno da dirci. Ascoltare senza giudicare e senza volere per forza dire la nostra sono ottimi punti di partenza.
È anche molto importante riuscire a distinguere quali emozioni sta provando la persona che parla con noi, al di là di cosa ci mostra. Si può essere spavaldi per nascondere la paura, o si può fingere di essere molto allegri per nascondere una preoccupazione. Se osserviamo attentamente chi abbiamo di fronte, se ascoltiamo le sue parole, possiamo essere in grado di mettere in dubbio che quello che vediamo sia davvero quello che l’altro sta provando e sintonizzarci sui giusti sentimenti.
E una volta che abbiamo capito, non facciamo l’errore di minimizzare i problemi altrui, perché sarebbe un atteggiamento davvero poco empatico. Ciò che a noi sembra poco importante o una questione da nulla, per qualcun altro può essere uno scoglio insormontabile, qualcosa che crea angoscia e brutti pensieri. Se ci mettiamo nei panni degli altri sicuramente non commetteremo l’errore di minimizzare perché capiremo qual è la portata di un certo problema all’interno della loro vita.
Anche nella mia professione è essenziale fare uso dell’empatia.
So che può sembrare strano, visto che in fondo io mi occupo di colori, di estetica, di “apparenza”.
Beh, non è proprio così. Una lookmaker therapist® come me deve capire quali sono i desideri e i bisogni delle sue clienti e dei suoi clienti e aiutarli ad arrivare ai loro obiettivi, senza giudizi e senza imposizioni.
Il mio lavoro è aiutare gli altri a stare bene, che non è solo apparire belli, ma sentirsi appagati.
Non mi sentirai mai dire “tu devi vestirti così”, oppure “tu non puoi indossare questo colore”, perché è mio compito capire che cosa ti fa stare bene, sia anche un tipo di pantaloni o un taglio di capelli. Non esistono cose giuste o cose sbagliate in assoluto, esistono colori, forme, abitudini, buone pratiche che sono adatte a te, alla tua personalità, ai tuoi obiettivi e solo questi sono importanti.
Se ti affiderai a me, troverai una persona empatica che saprà ascoltarti, metterti a tuo agio e cercherà di creare un ambiente in cui tu possa essere davvero te stessa o te stesso.
Un lavoro di questo tipo, come del resto anche molti altri, è come una missione e se alla base non c’è l’amore per sé stessi e per il prossimo non si potrà mai essere dei veri professionisti.
E tu? Ti ritieni una persona empatica? Hai avuto a che fare con professionisti che non sapevano fare uso dell’empatia?
Scrivi nei commenti o contattami per scoprire cosa posso fare per te.